MOSTRE
COLLATERALI /// OFF EXIBITIONS
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L’associazione culturale
Su Palatu_Fotografia ha promosso la quinta edizione di Menotrentuno,
rassegna fotografica internazionale rivolta ai giovani professionisti
dell’immagine, scelti sotto i 31 anni di età e provenienti da differenti Stati
Europei. Nelle passate edizioni i temi che hanno fatto da filo conduttore sono
stati, nel 2006 “La rivoluzione del turismo”, nel 2008 “Il delirio giovanile”,
nel 2011 “Giovane violenza” e nel 2014 “Memoria”. Quest’anno l’argomento
d’indagine si è concentrato su “Terramadre
– Homeland”, concetto complesso da tradurre in un’unica parola,
in molti luoghi spesso ancorata a vicende risorgimentali o nazionalistiche di
stampo ottocentesche. Ogni lingua attribuisce al termine un suo preciso
significato e nella traduzione in altri idiomi esso prende sfumature culturali
differenti. Di quanta “terramadre / homeland” ha bisogno oggi un giovane? Su
questa domanda si è sviluppata l’intrigante rassegna fotografica. L’edizione 2016 è stata
articolata in 15 mostre che hanno coinvolto paesi e città isolane disegnando una
sorta di “mappa fotografica” che abbraccia tutta la regione. L’offerta
fotografica è stata arricchita con un circuito parallelo che si è affiancato alla
rassegna principale, denominato a.banda, e al quale hanno partecipato fotografi senza
distinzione di età anagrafica o tema. Inoltre grazie alla sinergia con Vigne Surrau di Arzachena un’ampia
selezione dei lavori verranno esposti nei prestigiosi spazi dell’Istituto
Italiano di Cultura di Londra nel mese di novembre 2016.
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Ecco i
lavori esposti a
CARBONIA
10
SETTEMBRE - 9 OTTOBRE 2016
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TERRA E PAGLIA
Terra
e paglia, le materie prime dell’architettura praticata dai fratelli Adriano e
Antonello Steri, trasformate sapientemente nel mattone di terra cruda “ladiri”
utilizzato dal padre, e prima di lui dagli antenati, per costruire le case del
borgo “medau” di “Is Loccis Santus” tra
il mare e le campagne di San Giovanni Suergiu. Terra e paglia, materie prime a
chilometro zero, trasformate utilizzando tecniche tramandate di generazione in
generazione proponendo un modello conservativo associato ad una continua
ricerca dell’uso di questi materiali per componenti edilizi che rispettino
l’ambiente e le tradizione costruttive locali. Le case così restaurate
permettono di fare impresa ricettiva di qualità. La bioedilizia e l’idea di
ospitalità proposta costituiscono vie percorribili verso un turismo
sostenibile. Se la visione dei fratelli Steri fosse condivisa si potrebbe far
rivivere la rete insediativa dell’habitat disperso del Sulcis, colonizzazione
iniziata nel XVI secolo da pastori e contadini e stravolta
dall’industrializzazione edilizia degli anni ’70.
Franco Pomata
(Carbonia 1960) insegnante, ingegnere, fotografo per passione, ha iniziato a fotografare ormai da più di trent’anni
durante l’era chimica per avere uno sguardo indagatore e ragionato sul mondo.
La fotografia ha avuto per lunghi anni una funzione privata, aiutava a capire e
posare lo sguardo in modo più riflessivo sulla realtà. E’ sopravissuto al
passaggio epocale del digitale, che ha scosso le coscienze di molti fotografi e
ha maturato in lui la convinzione che la fotografia non è cambiata, mantiene la
sua funzione e bisogna praticarla con lo stesso spirito chimico o digitale che
sia. Sette anni fa ha incontrato altri maniaci
dello sguardo riflessivo, uniti nella “Fabbrica Artigiana di Fotografia” per
contagiare più persone possibili. Da allora altri si sono uniti per condividere
l’idea, il gruppo è cresciuto e la fotografia dal privato dei singoli è
divenuta un’esperienza condivisa da molti.
@ Franco Pomata
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SARDAMAG_MORTE DI UNA
FABBRICA-RINASCITA DI UN TERRITORIO?
Le foto fanno parte di un progetto molto più vasto non ancora
concluso:
la chiusura e la demolizione dello stabilimento industriale della
ex Seamag di
Sant'Antioco e la bonifica e la riqualificazione dell'intera
area. Gli impianti
industriali sono stati costruiti dall'ex SardaMag per la
produzione di ossido
di magnesio, utilizzato prevalentemente nella produzione di
mattoni refrattari.
Dopo la chiusura definitiva dello stabilimento ha preso avvio, a
partire dal
2003, Il programma di demolizione e messa in sicurezza; i
numerosi fabbricati e
manufatti sono stati demoliti e i rifiuti generati dalla
demolizione, circa
52mila metri cubi di detriti, risultano ancora stoccati
nell'area. La bonifica
dell'intera area, inserita nel Piano Sulcis e affidata all'IGEA,
è diventata
finalmente operativa nel mese di maggio 2016 con l'inizio della
rimozione e lo smaltimento dei cumuli di detriti. Il futuro... si
vedrà.
Giorgio Locci è un fotografo non professionista
che vive a Carbonia dove è nato. Predilige il reportage e la street photography
e ritrarre, in modo particolare, le realtà e i volti della Sardegna. E' socio,
fin dalla costituzione, dell'associazione fotografica di Carbonia
"Fabbrica artigiana di fotografia" (F.A.F.). Dal 2013 è anche socio
della FIAF (Federazione Italiana
Associazioni Fotografiche). Ha sempre preso parte a tutte le attività
realizzate dall'associazione fotografica F.A.F. e, con sue opere, a tutte le
mostre fotografiche collettive. Ha partecipato come tutor ai corsi di
fotografia di base e come docente ad alcuni corsi di post produzione
fotografica organizzati dalla F.A.F. (Photoshop e Lightroom).
@
Giorgio Locci |
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CHENTZA PRESSI
Per questo lavoro, inizialmente, pensavo ad un titolo tipo “Esplorazioni
Urbane”, ma quasi subito mi sono reso conto che era effettivamente un po’
eccessivo ed anche abbastanza abusato come tema. D’altronde nelle foto non vi
era nessuna traccia di analisi né tantomeno di esplorazioni relative a contesti
sociologici o urbani. Il mio scopo in effetti era semplicemente quello di
raccontare dal punto di vista fotografico alcuni degli scorci caratteristici
della città di Cagliari. E nel farlo non potevo tralasciare l’elemento umano
che, in una uggiosa domenica autunnale, veniva ritratto nell’ozioso e
tranquillo incedere dei suoi abitanti. Ecco quindi l’anziano signore che
lentamente percorre una via del centro storico, il ragazzo che sale una
scalinata o lo spettatore che attentamente osserva una piccola giostra. Scene
di vita quotidiana che mostrano i miei personaggi vivere, senza fretta, una
città fatta proprio a misura d’uomo ”chentza pressi”, appunto.
Carlo GIglio classe ‘53, inizia la sua avventura
fotografica negli anni ottanta con una reflex Praktica seguita subito dopo da
una Minolta. In ambito aziendale partecipa a diversi concorsi, ottenendo alcuni
piazzamenti. L’avvento del digitale lo lascia inizialmente indifferente
soprattutto a causa delle difficoltà
verso l’informatica. Colmata parzialmente la lacuna, e pur ritenendo
l’analogico ancora in grado di dare notevoli soddisfazioni, aderisce, con una
mirrorless Olympus, alla nuova tecnologia di cui riconosce le ampie
potenzialità soprattutto in post produzione. Dal 2010 fa parte della Fabbrica
Artigiana di Fotografia grazie alla quale partecipa a diverse mostre nella
città di Carbonia.
@ Carlo Giglio
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ARDIA
L’Ardia è una sfrenata corsa
a cavallo fatta in onore di San Costantino, che si svolge ogni anno a Sedilo la
sera del 6 luglio e si ripete la mattina del 7. Ricorda la battaglia di Ponte
Milvio in cui Costantino I (chiamato dai sedilesi Santu Antinu) nel 312 sconfisse
Massenzio. Il rituale, sempre identico, ha inizio nel momento in cui i tre
capocorsa, ricevono dal sacerdote gli
stendardi benedetti (Sas Pandelas): il primo di colore giallo oro, il secondo rosso, il
terzo bianco. Il capocorsa (prima pandela),
al quale spetta il compito di guidare l'Ardia, viene affiancato in
questo incarico da altri due cavalieri da lui scelti (sa segundasa
terza pandela). A questi ultimi ed alle scorte (sas iscortas) è
affidato il compito di impedire che il capocorsa venga raggiunto e superato dai
restanti cavalieri, simboleggianti l'esercito di Massenzio, ossia la paganità.
Il superamento de sa prima pandela rappresenterebbe la vittoria del
paganesimo sul cristianesimo, oltre che un terribile affronto per gli alfieri.
Claudia Locci nasce, 40 anni fa, a Carbonia
una piccola cittadina mineraria del Sud Sardegna. Dal 2006 lavora nel Museo che
conserva la memoria della città e dei suoi primi abitanti arrivati, da ogni
parte, per lavorare nella più Grande Miniera di Carbone d’Italia. Inizia a
fotografare per curiosità nel 2007 prediligendo gli autoscatti, un po’ per
vanità, un po’ perché è l’unico soggetto sempre disponibile. Nel 2010 entra a
far parte della Fabbrica Artigiana di Fotografia e, oltre ad avere l’occasione
di condividere con altri la sua passione, ha la possibilità di approdare per un
week-end surreale ad “Itaca”, che le farà capire cosa le piacerebbe raccontare.
Da quel momento in poi, grazie anche alla complicità di parenti e amici, i suoi
racconti fotografici si popolano di personaggi a metà strada tra realtà e
fantasia.
@
Claudia Locci
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LE
RADICI DI SERBARIU
Dall'immaginazione
alle mani, che con gli appositi arnesi le lavorano, prendono forme di
personaggi esistenti o fantastici: sono le radici che Efisio Corona, Barbiere
storico di Carbonia, trova nelle campagne di Serbariu; che sia una radice di
ginepro, olivastro, mirto o cisto non ha importanza, è la sua forma a
conquistare la sua attenzione: “vedo subito una figura che mi parla di una
storia e me la racconto spesso nella mente mentre intagliandola cerco di farla
venire fuori”. Efisio
Corona visse la sua infanzia a Serbariu, poi trasferitosi a Genova per lavoro
passò diversi anni lontano dalla sua terra ma non appena ebbe occasione tornò
nella sua Sardegna, dove ad attenderlo troverà amici, parenti, ricordi e le sue
radici.
Maria Francesca Pilleri
Sono nata a Cagliari il 5 Ottobre del 1974, educatrice presso
servizi dedicati all'infanzia. Da sempre affascinata dalla fotografia ho per anni limitato
la mia passione ai soli viaggi ed alle occasioni; solo negli ultimi anni, dopo
un periodo di grande solitudine, ho potuto trovare nella fotografia una vera e
propria compagna, non puoi sentirti solo se passi una mattina d'inverno nelle
nostre spiagge isolate se con te hai una macchina fotografica, ed il ricordo
delle immagini che porterai a casa sarà sempre un bel ricordo.Da qualche anno socia della Fabbrica Artigiana di Fotografia
cerco di imparare dall'esperienza degli altri e grazie a loro, alle loro
immagini ed iniziative mi sento in continua crescita ed evoluzione.
@ Maria Francesca Pilleri
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DI
NUVOLE E VENTO
"Tutti
noi siamo fatti con gli elementi che il cielo, come padre comune, ci
manda su questa terra e che questa, da madre, raccoglie nelle sue
piogge….
Il tuono può anche spiegarsi col rumore del vento
che passa attraverso le nuvole: noi riusciamo a
vedere nelle nuvole, in cielo, qualcosa di simile ai rami degli alberi di una foresta colti da un vento
maestrale da un vento fortissimo: così le
foglie stormiscono.
Può perfino accadere che questo vento colpisca
frontalmente una nuvola e la riduca a
brandelli..." Lucrezio. "De
rerum natura."
É un luogo mistico questo, uno di quelli dove
l'essenza della terra muove gli animi.
Colorato di nuvole, pregno di odori e vento che
scompiglia i pensieri.
É qui l'essenza della mia terra, é qui che la
vengo a cercare, fra i rami di questi alberi che da secoli si piegano senza
spezzarsi.
Laura Tuveri
Architetto per
amore,
strega di professione.
Mescolo luci e corteggio ombre,
vivo sotto un cielo di nuvole
che disegnano storie da raccontare.
Fotografo pensieri e armoniche geometrie.
Non c'è colore che non abiti nel nero più profondo,
non c'è luogo che non si colori nel mio
caleidoscopio.
@ Laura Tuveri
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ELECTROLAUNEDDAS
Le
launeddas sono uno strumento musicale a fiato, che trae le sue origini
dall'antica storia della Sardegna. Originariamente costruito utilizzando
diversi tipi di canne, per tipologia, misura e spessore, è in grado di produrre
un'armonia unica e inconfondibile, capace di trasmettere universalmente il
calore e la poesia della nostra terra. La passione per la nostra ricchissima
storia e per le sue tradizioni, insieme al suo estro ed alle sue conoscenze
tecniche, hanno portato il giovane ingegnere di Carbonia, Francesco Capuzzi, a
realizzare qualcosa che sarebbe limitativo definire solo uno strumento
musicale. Esso, in realtà appare come un ponte che collega e tiene
metaforicamente in contatto la tecnologia moderna con i saperi antichi del
popolo sardo. Le electrolauneddas diventano così un chiaro esempio di come si
può trarre vantaggio dall'utilizzo della moderna e fredda tecnologia e
Francesco ne è stato l'artefice.
Alessandro Rosas nasce a Carbonia nel 1978.
La sua passione per la fotografia inizia circa intorno al
2009, anno nel quale inizia a sperimentare e studiare da autodidatta, leggendo
libri e riviste specializzate e seguendo corsi sulla grafica.
Nel 2015 si iscrive alla associazione fotografica “Fabbrica
Artigiana di Fotografia”, a Carbonia, frequentando il primo corso sulla tecnica
fotografica, con l'obiettivo di ampliare
le sue conoscenze e condividerle con altri appassionati come lui. Nel 2016 si accinge ad esporre
al pubblico per la prima volta i suoi lavori, grazie alle opportunità offerte
dalla F.A.F., con la speranza di ben figurare e di crescere professionalmente
nel mondo della fotografia.
@ Alessandro Rosas
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THREE MONTHS
“Sa
Domixedda” è il nome di una casafamiglia situata nel centro storico di
un piccolo paesino del sud Sardegna. Appena scopro l’esistenza di
questa struttura colgo subito l’occasione per immergermi in questa
realtà a me sconosciuta, in modo da potermi fare un’idea personale e
poter documentare il tutto. Vengo accolto come l’ospite d’onore, tutti
si presentano e cercano di capire per cosa io sia lì. Qualcuno inizia
timidamente a raccontarmi del viaggio, un ragazzo continua
insistentemente a ripetermi le parole “three months” facendomi il segno
con la mano ad indicare il tempo che aveva passato in viaggio per
arrivare a Cagliari. Ad un certo punto chiedo a un ragazzo di scrivere
il nome della sua città al computer. Appena lo schermo del computer
visualizza l’immagine del suo vecchio paese un urlo invade la stanza:
”woooooooow”, subito mi spiega che questa che sto vedendo è una
bellissima immagine e a lui manca un sacco il suo paese ma che la
piazza che sto vedendo ora è saltata in aria e le strade sono sbarrate
dai corpi militari.
Alessio Garau
Nato a Carbonia il 22 Settembre del 1996, attualmente frequento il
quinto anno presso l’Istituto Superiore “Cesare Beccaria” a Carbonia.
Grazie ad un corso fotografico offerto dalla scuola decido anche in
modo disinteressato di immergermi nel mondo della fotografia.
Successivamente questa diventa una vera e propria passione e ormai da
quasi tre anni la mia macchina fotografica accompagna tutte le mie
giornate.
Non ho intenzione di specializzarmi in un genere preciso, mi piace la
fotografia e come appassionato non voglio perdere il piacere di
fotografare ogni cosa che mi piace e che mi emoziona.
Per me la fotografia è uno strumento attraverso il quale si deve
fornire un’immagine dettagliata della società e del periodo storico che
si sta vivendo. Per questo motivo i miei ultimi lavori puntano a
sensibilizzare lo spettatore su temi contemporanei che ci toccano da
vicino, come l’immigrazione, spronandolo quindi ad approfondire il tema
senza fermarsi alle apparenze.
@ Alessio Garau
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